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GUILLAUME APOLLINAIRE

GIORGIO de CHIRICO

 

 

 


CALLIGRAMMES.

Lithos de Chirico.


 

Paris, Librairie Gallimard, M. CM. XXX.


In folio  (cm. 33,2), pp. 276.


Brossura editoriale, camicia originale ed astuccio originale.


Bellissima scatola in pieno marocchino a più colori di custodia per il prezioso libro. Riprende i colori e i motivi dell’astuccio originale  contenuto all’interno.


Prima edizione illustrata dei Calligrammes.


Il volume contiene   66 litografie originali di Giorgio De Chirico (piu' 2 ripetute su copertina e frontespizio), tutte disegnate direttamente sulla pietra dall' artista e tirate da Desjobert.


Il testo e' stato mirabilmente impaginato e stampato da M. Darantiere.


Edizione impressa in complessivi 131 esemplari.


La nostra copia è la numero XIII  (uno dei 25 esemplari fuori commercio) su carta di Cina, con firma autografa a matita dell'artista sul foglio di giustificazione.


Autentico capolavoro,  forse il piu' pregiato tra i figurati moderni italiani,   ricercato per l'originale impostazione grafica del testo e per le splendide illustrazioni di De Chirico, che anticipano temi pittorici che saranno poi sviluppati dall'artista molti anni dopo.



I Calligrammes di Apollinaire, già pubblicati nel 1918, hanno un'importanza capitale per la storia della poesia moderna; vi si coglie il passaggio dal simbolismo al paroliberismo sino alla nuova retorica del Surrealismo e del Cubismo.


Magnifico esemplare.


CIRANNA, OPERA GRAFICA DI DE CHIRICO, nn. 17-82 e p. 7: Dal punto di vista iconografico la prima serie dechirichiana, le illustrazioni del 1929 per Calligrammes, è forse ancor più interessante, dato che in essa il Maestro ha enunciato alcuni motivi che non ha mai svolto in pittura, salvo in anni recentissimi. Così quello del sole che si spegne per trasmettere, mediante una specie di cordone ombelicale, la sua luce ad un altro sole splendente in una stanza (Cesare Vivaldi). RAUCH 159.



«Non passerà certo molto tempo prima che si formi una valida pattuglia di giovani artisti che renderà illustre il libro illustrato del XX secolo.

Guillaume Apollinaire annunciava così, nel 1914, l’aprirsi della stagione novecentesca dell’editoria d’arte, di cui il volume Calligrammes con litografie di Giorgio de Chirico, pubblicato da Gallimard nel 1930, rappresenta un esempio prezioso.


All’inizio del 1914, Apollinaire stava sperimentando una relazione inedita tra parola e immagine, col disporre i versi sulla pagina in modo tale da delineare un disegno. Egli intendeva riunire i suoi primi poemi visivi in Moi aussi je suis peintre, un «Album d’idéogrammes lyriques et coloriés»  cui fa riferimento una lettera di de Chirico: «In cambio dei quadri che vi ho donati […], vi chiederò di dedicarmi una delle poesie che, come mi dicevate ieri, state per pubblicare in volume».


De Chirico tornò a stabilirsi nella capitale francese nel 1925. L’incarico di illustrare Calligrammes gli consentì di rivendicare l’antica amicizia con Apollinaire, inventore nel 1917 del termine «surréaliste», proprio nel momento dello scontro più acceso tra i surrealisti, che interpretavano i temi archeologici dei suoi ultimi quadri come un’abiura della Metafisica, e i difensori della sua pittura recente Waldemar-George e Jean Cocteau.


Il Mystère laïque di quest’ultimo, la monografia di Waldemar-George e Le surréalisme et la peinture di André Breton furono tutti pubblicati nel 1928 e accompagnati da riproduzioni di opere di de Chirico, che l’anno successivo a sua volta pose il rapporto tra letteratura e immagine al centro del romanzo Hebdòmeros. Le peintre et son génie chez l’écrivain.


Per Calligrammes, edizione a tiratura limitata di cui il nostro esemplare è uno di quelli  stampati su papier de  Chine, Gallimard affidò la composizione dei testi al tipografo Maurice Darantière, che utilizzò caratteri Garamond in maiuscolo lapidario e in corsivo, inchiostrati in nero e rosso. A de Chirico propose di cimentarsi, attraverso la tecnica a quella data per lui quasi inedita della litografia, in una sfida giocata sul filo del paradosso: nei calligrammi di Apollinaire il rapporto tra testo e immagine si risolve in ambito tipografico, mentre le litografie dell’artista spostarono in altra direzione quell’equilibrio, per via del timbro onirico dell’invenzione iconografica e della sinuosità del ductus lineare, «[…] dove neri assoluti spiccano su grigi argentei», come notava Lamberto Vitali già nel 1931.


Sempre nel 1931 de Chirico confidò al collezionista René Gaffé di essersi ispirato per le sue illustrazioni alle liriche in cui Apollinaire parla di soli e stelle, lette a Parigi nel 1914 pensando all’Italia, alle sue città e alle sue rovine, e a soli e stelle che ritornano sulla Terra come emigranti, spenti nel cielo ma riaccesi alle finestre e alle porte delle case.


«voici la maison où naissent les étoiles et les divinités», così recita una delle sequenze verbali che formano l’immagine di una casa nel calligramma Paysage10.


Si trova dunque in uno dei poemi di Apollinaire incontrati da de Chirico nel 1914 sulle pagine de «Les Soirées de Paris» il primo spunto dell’iconografia dei soli caduti, che, ricorrente nelle litografie per Calligrammes, tornò poi di frequente ad affacciarsi nella sua opera. p.a.r.


FINE


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